Ho seguito quasi tutte le lezioni in questo magico palcoscenico dell’arte pittorica nel nostro piccolo paese di Montorio. Dimora segreta dei nostri sentimenti e dei nostri affetti, della evoluzione delle relazioni sociali, substrato materiale sociale e culturale in cui sono cresciuti e maturati i nostri valori, nonostante questa terra, il Molise, per secoli sia stata dominata e violentata da popoli stranieri che hanno lasciato segni indelebili del loro dominio e dello sfruttamento economico derivante dal loro signoraggio. Io non vorrei essere troppo polemico e giudice eccessivamente severo per gli aspetti e gli accadimenti storici che hanno contrassegnato le epoche e i fatti, che nel bene o nel male, hanno avuto un impatto fondamentale e strutturale ,e che hanno caratterizzato in maniera determinata sia la nostra personalità di “Molisani”, attraverso la formazione di una identità territoriale, sia e soprattutto hanno composto un patrimonio storico , artistico e architettonico, di cui noi oggi possiamo disporre, orgogliosamente. È chiaro che questo importante patrimonio artistico essendo tangibile e visibile, offre un approccio diretto di più facile accesso e stimola la parte visiva dell’osservatore o del visitatore, attraverso un impatto diretto verso l’opera d’arte. Molto più complicato e complesso è l’aspetto storico e sociale dei fenomeni attraverso i quali collocare e posizionare quella particolare opera d’arte, sia essa un quadro, una chiesa, o una scultura, o un palazzo, soprattutto in relazione al tempo storico e all’aspetto politico e sociale di riferimento. Non è sufficiente solamente la passione per l’arte o, essere dotati di un senso o di interessi esclusivamente rivolti all’arte in sé. Né tanto meno si può ridurre il campo di osservazione della totalità del mondo che ci circonda, esclusivamente alla dimensione ed al linguaggio dell'”Estetica”. Per questo aspetto è molto importante l’interesse culturale ed il livello culturale dell’osservatore. Ma ancor più importante è la preparazione scientifica e la capacità di chi si accinge ad illustrare e saper trasmettere la conoscenza dell’opera d’arte. Da sola l’Estetica non può cogliere e trasmettere il “Senso” completo della realtà. Ha bisogno di essere aiutata dalla “Filosofia”. Purtroppo, nemmeno la filosofia, da sola, non vuole stare con l’estetica. Non si sente a suo agio. Non si sente abbastanza sicura di adempiere al suo compito e alla sua missione. Perciò, queste “GENTILDONNE”, invitano anche la “Storia” a questo incontro. Perché la storia rappresenta il palcoscenico temporale nel quale rappresentare e collocare quella particolare opera d’arte. C’è bisogno di ricostruire la scenografia nella quale posizionare i vari personaggi che sono evocati al cospetto di quella particolare opera d’arte. Perciò è doveroso invitare in questo teatro i testimoni del tempo e le muse ispiratrici che assisteranno e seguiranno questo evento. Per fare questo bisogna conoscere l’autore di quell’opera, la sua formazione culturale, il suo spessore artistico. Quasi sempre l’opera è stata commissionata da un nobile, un signore dell’aristocrazia che dominava il territorio o la città in cui si è realizzata l’opera stessa. Tanti Papi hanno commissionato importantissime opere ad importanti e famosi pittori, scultori, architetti. Tante opere sono legate al nome di quel Papa, di quel nobile aristocratico. Solo dopo viene il nome dell’artista che ha realizzato materialmente quell’opera. Purtroppo, mai si fa riferimento al protagonista principale di questo teatro. Mai viene menzionato e sommessamente ringraziato per tutto il lavoro svolto, affinché tutta la realizzazione dell’opera fosse stata possibile. Mai viene ricordato il “popolo” che suddito di quel nobile aristocratico o dello stato pontificio, attraverso il dominio di un sistema di sfruttamento organico, ultimo anello di una lunga catena mortale, di violenze, doveva fornire tutti i materiali per la costruzione di quell’edificio, di quelle chiese, di quelle abbazie, delle pietre “accapezzate”, dei mattoni, del legname, di tutto il materiale necessario alla realizzazione di quella opera d’arte. Mentre attraverso le esazioni di tributi e gabelle, di dazi e di imposte, doveva ricomporre e rimpinguare di denaro, le casse vuote di una classe oppressiva e parassitaria, capricciosa e violenta, sfruttatrice e prostituita. La quale commissionava le opere ad artisti che venivano pagati proprio con quel denaro. Purtroppo, ancora oggi questa borghesia decaduta, anacronisticamente, gode della stima e dei riguardi proprio dei discendenti viventi di quelle masse oppresse e sfruttate, che servilmente riveriscono e rispettano, accettando passivamente ancora una presunta superiorità di “classe”. Sono proprio queste nuove classi che in un contesto sociale moderno vanno a comporre la classe media, una nuova piccola e media borghesia, composta di una massa impiegatizia ed improduttiva, semplice destinataria di un salario spesso non meritato. Purtroppo, oggi sono proprio questi rappresentanti di questa classe media che gode di risorse economiche e del tempo sufficiente ad accedere agli eventi importanti che hanno come oggetto di interesse proprio l’arte, o eventi culturali particolari. Mentre tanti altri non hanno nemmeno la possibilità di pensare di accedere ai luoghi di cultura, pur se gratuiti. Per mancanza di risorse, sia culturali e sia monetarie. Il dominio di classe si è trasmesso nel tempo e nello spazio, con la violenza del comando e con la conseguente inedia degli oppressi, proprio con la esclusione strategica delle masse dai salotti della cultura. Tanti “signori”, tanti “pontefici”, tante nobildonne”, hanno legato il loro nome e il loro casato ad altrettanti palazzi, altrettanti monumenti, altrettanti dipinti di inestimabile valore. Era il modo di produzione feudale, emblema di violenze e di sfruttamento di enormi masse di contadini mezzadri e servi della gleba, circondati delle angherie e dei ricatti di esattori, di gabellieri, di oziosi parassiti. È questo il “centro di gravità “da cui partire ed attraverso il quale “mediare” i vari aspetti, per poter veicolare i valori e rendere interessante ed importante un quadro, una scultura o un palazzo. È questo il valore reale, che si affianca al valore artistico, e che va a costituire una opera d’arte, insita in un contesto storico determinato, testimone del tempo e della composizione sociale di riferimento. Sarà’ compito del divulgatore creare e sviluppare quella coscienza critica e quella soggettività pensante nell’osservatore, e stimolare l’interesse ed il gusto della scoperta di aspetti e sensazioni, prima sconosciuti, che lo possano accompagnare ad avvicinarsi a quell’opera d’arte che forse lui conosceva già da tanto tempo, ma che mai nessuno aveva aiutato ad osservare con interesse, e ad introdursi in quel mondo meraviglioso, testimone di un tempo passato , nel quale provare delle riflessioni, delle sensazioni o e delle emozioni che solo quell’opera d’arte può suscitare, e che, tuttavia, va ben oltre il semplice linguaggio estetico. Credo che questo sia un percorso molto utile proprio per avvicinare gli studenti e i giovani al “Pianeta Arte”, e per poter rendere più comprensiva e più inserita in un contesto storico globalizzato, per esempio, proprio quella moderna forza espressiva ed esplosiva che, chiusa in un solipsismo di non facile lettura, quasi con violenza e rabbia, si manifesta nei dipinti murali, della “street art”, o sui vagoni ferroviari, fermi nelle stazioni. Sarebbe interessante studiare queste nuove forme di espressione pittorica che denotano una apparente asocialità e solitudine interiore, ma che sono pur sempre delle forme rivoluzionaria di approccio critico alle forme moderne di arte. Non solo pittorica ma anche riferita alla scultura e alla musica.

” Il mondo non viene spiegato già con lo spiegarlo?” NO “. La maggior parte delle spiegazioni costituiscono delle giustificazioni. Dominio popolare significa dominio degli argomenti. Il pensiero è qualcosa che viene dopo delle difficoltà e precede l’azione. (B.Brecht).

Purtroppo, il discorso sull’arte diventa più difficile e più complesso, allorché su questo palcoscenico fantasmagorico che funge da supporto per le nostre riflessioni, sale con determinazione e risolutezza “sua altezza L’ECONOMIA”, la quale si siede, in questa immaginaria tavola rotonda, tra la Filosofia e la Storia e che è proprio di fronte all’Estetica, alla Morale e alla Religione. Questa elegante signora ben vestita e adorna dei suoi gioielli che mostra con sfarzo, eleganza e disinvoltura, tiene a braccetto la Storia, quasi a richiedere un supporto ideologico e morale, e una presunta condivisione delle sue idee e dei suoi argomenti, un po’ come le comari che fanno comunella nei pettegolezzi di quartiere. Da subito si appropria con determinazione, quasi con arroganza, degli argomenti della discussione, rivendicando una superiorità culturale ed una capacità generale di primeggiare nei dibattiti e nelle conferenze. È la scienza economica che oggi domina il panorama mondiale e che detta e impone la sua scala generale dei valori di riferimento che caratterizzano e qualificano tutto il pensiero e l’agire umano, in questa specifica epoca storica contemporanea. Le sue elucubrazioni sono focalizzate proprio sui temi generali che oggi dominano lo scenario mondiale. La ricchezza, il profitto, enfaticamente meglio definito “utile di esercizio”, lo sviluppo, il progresso, il PIL, l’indice di sviluppo umano, tassi di sviluppo, bilanci, imposte, i governi, tassi di natalità, le Borse, il NASDAQ, le azioni, l’OPA, e via via economicizzando. Ad un certo punto del discorso, il tema centrale del dibattito si focalizza sul concetto di “VALORE”. Ma che cosa è il valore? Perché diventa importante il valore? Che cosa rappresenta il valore? che cosa cela il valore? Su questo argomento Donna Estetica ,con il suo intervento mette ben in evidenza come il valore di una opera d’arte è determinato dalla condivisione di un giudizio di una pluralità di soggetti che riscontrano in una pittura, una scultura o un monumento, attraverso delle qualità e delle caratteristiche che suscitano nel visitatore delle sensazioni e delle riflessioni della sfera culturale ed emotiva di ognuno di essi, e che poi, messe insieme, creano e danno vita, attraverso proprio un complesso di valutazioni soggettive, ad un comune luogo di condivisioni di giudizi , trasformando le varie opinioni soggettive in una unica manifestazione di valutazione condivisa, e dando forma ad una valorizzazione oggettiva generalmente riconosciuta ed accettata. È ovvio che una scultura, un quadro o altre forme espressive, se ricevono dei pareri che accomunano positivi giudizi sia per il tema di quella opera, sia per le tecniche pittoriche, sia per una completa e generale composizione di valutazioni, vengono di conseguenza qualificate come “opere d’arte”, entrando a pieno titolo nel patrimonio artistico e culturale della sfera sociale di appartenenza. Praticamente è grazie al “Linguaggio” artistico, lessicale e culturale che una pluralità di soggetti entrano in “comunicazione” tra di loro, e per stabilire e costituire un patrimonio immateriale di regole, consuetudini, di valori condivisi. Questo parere viene, in linea di massima, accettato anche da Donna Filosofia, sebbene per Lei il panorama di analisi spazia nella “Totalità della conoscenza”, che va oltre l’aspetto estetico e scientifico dei fenomeni, cercando di determinare, pur senza regole rigide i vari rapporti dialettici che scaturiscono e collegano la fenomenicità degli eventi. È la “Logica”, la risorsa strategica della filosofia. Mentre, nel frattempo, Donna Economia riprende il suo intervento sul concetto di valore. “Oggi è possibile stabilire il concetto di valore, rapportandolo alla quantità di moneta che è rappresentante e carica di un equivalente valore. In effetti possiamo discutere all’infinito di questo vago concetto immateriale, ideale ed inafferrabile. È più facile rapportare il concetto di valore ad una quantità ben definita di denaro, che essendo un termine di confronto ben determinato, ci permette di stabilire un esatto principio di equivalenza, con il quale poter determinare il valore di qualsiasi cosa con estrema precisione. Questo passaggio logico, che racchiude un principio di verità, ci trasporta da una dimensione in cui l’opera d’arte, che contiene oggettivato in sé il valore artistico, storico e culturale, verso una nuova dimensione moderna in cui, viene creato ed applicato un nuovo criterio per definire il valore. È il VALORE ECONOMICO, espresso in moneta, prima, e successivamente in DENARO. Ma che bella scoperta!!!!! Proprio quel Denaro che era venuto al mondo come rappresentante di un valore oggettivo contenuto nella merce, per facilitare le transazioni degli scambi delle merci stesse, lentamente, nel corso della storia, diventa esso stesso depositario di quel valore che doveva esso stesso rappresentare. Quel lento processo storico – economico, che riguarda la lenta evoluzione di modi di produzione che si sono susseguiti nelle varie epoche storiche, in effetti, negli ultimi secoli, vede il passaggio dal modo di produzione feudale, che si trasforma nel modo di produzione capitalistico moderno, con tutte le caratteristiche positive e negative di cui si è circondato, e con tutte le contraddizioni che esso stesso genera al suo interno. Nel mondo del capitale tutto è ridotto a merce. Lo stesso denaro è una merce. Lo stesso LAVORO UMANO è ridotto prima in FORZA LAVORO e poi a MERCE. Cosicché nello scambio, e a contatto col denaro anche l’opera d’arte è ridotta a merce. Merce semplice e merce capitalistica. Basta osservare le valutazioni “Economiche di un quadro, di un monumento, per avere lo scontrino fiscale del suo valore in denaro. Come “merce semplice”, un quadro viene venduto ad un determinato prezzo. Quindi il venditore accetta di vendere il suo quadro per ricevere in contropartita una data quantità di denaro. Diversa è la condizione di chi è interessato all’acquisto di quel quadro. Spesso un quadro viene acquistato perché è diventato, oppure potrà diventare esso stesso simulacro di maggior valore. Troppo spesso l’acquirente di un quadro è in possesso di una enorme massa di denaro. Denaro di cui lui è venuto in possesso in modo molto semplice, e, da poter ricostruire attraverso la tracciabilità. Ma è proprio questa enorme massa di denaro che cerca un investimento sicuro. Non solamente perché lo possono rubare. Questa massa di denaro, accumulata attraverso scambi di valori non “Equilibrati”, ai quali sicuramente si sono sovrapposte masse consistenti di PLUS-VALORI, cerca quella sicurezza della conservazione del suo VALORE totale attuale, proprio in una previsione del rischio di una diminuzione futura del suo stesso valore economico. Essendo aleatoria la stessa conservazione del valore nella forma del denaro, per una serie infinita di cause, e soprattutto in periodi di CRISI Economica. In verità, attualmente è molto rischioso l’anticipare denaro nel mondo della produzione delle merci, come investimento, perché la crisi dovuta alla stagnazione economica, rende molto aleatorio un positivo “Ritorno dell’Investimento”, (R.O.I.), ed il conseguimento di un profitto sicuro. Molto spesso, l’investitore finanziario, cerca la sicurezza de suo investimento proprio nell’opera d’arte, non tanto perché lui è un estimatore e conoscitore del valore artistico di quel quadro o di quella statua, ma lui applica semplicemente un principio di economia riguardante la legge della domanda e dell’offerta. Ed essendo quell’opera UNICA, e quindi non riproducibile, lui si trova di fronte al classico grafico della domanda e dell’offerta tanto caro agli economisti borghesi, nel quale, a fronte di una curva di offerta rigida, ridotta alla unità e alla unicità di quell’opera d’arte, corrisponderà una curva della domanda elastica al massimo (all’infinito), determinata dalla enorme quantità di denaro in circolazione, in cerca di profitto, o almeno in cerca della conservazione del valore originario. Per cui l’intersezione delle due curve si avrà nel punto in cui l’offerente fisserà il prezzo di vendita. Più facile di così!!!!Tutto dipenderà dalla volontà e disponibilità di denaro, o meglio, di capitale monetario di cui si è appropriato l’eventuale acquirente.

MERCE SIMULACRO DI PAZZIA

Nel mondo stregato di Monsieur le Capital, può succedere di tutto e di più, e anche peggio. Può verificarsi che una importante opera d’arte sia utilizzata proprio per il suo intrinseco valore artistico, in una importante Fiera Internazionale. Viene prelevata dalla sua antica dimora per fare mostra di sé e del suo inestimabile valore artistico storico ed anche religioso, e collocata in un contesto spaziale che sarà oggetto di ammirazione per milioni di visitatori. Dal punto di vista culturale l’iniziativa merita un lodevole riconoscimento. Nonostante il dato di fatto concreto, derivante dal fatto che, se noi vogliamo godere dello sguardo affascinante della Gioconda, per esempio, dobbiamo andare a Parigi, sostenere il costo del viaggio, pagare il biglietto di ingresso del museo, e poter alla fine, ammirare quel famoso quadro in un tempo limitato. E nonostante il dato di fatto inconfutabile, che quel quadro è stato pur sempre dipinto da un “Italiano vero”, ciò nonostante, quel quadro oggi si trova in un uno stato estero dopo essere stato appropriato da qualcuno, e dopo essere stato sottratto alla legittima appartenenza territoriale di origine. E nonostante il fatto ancor più importante, che quel dipinto raffiguri la Monna Lisa, una nobildonna toscana, e certamente non francese. Arte italiana, pittore italiano, tela italiana, colori italiani, soggetto del quadro italiano, costo di realizzazione totalmente a carico di una collettività italiana, proprietà del quadro: La Francia. Mentre gli italiani dopo aver sostenuto i costi di realizzazione di quel dipinto oggi devono pagare ancora, (se possono), per poterlo ammirare. E che spettacolo!! Ecco come la nube tossica della “Proprietà Privata”, riesce a penetrare nei meandri più reconditi delle espressioni pittoriche ed artistiche internazionali diffondendo il suo inquinamento ideologico. Ma in un mondo in cui tutto è ridotto a Merce, non c’è molto da stupirsi. Men che meno, del viaggio dell’Annunciazione, di Montorio nei frentani, alla EX- PO 2015. Questo quadro è stato scelto per rappresentare la Regione Molise all’expo di Milano. Un quadro di grande valore artistico e culturale che viene collocato nell’Olimpo Internazionale del Regno della MERCE. Che squallore!!! Che ci azzecca? Direbbe qualcuno. Quale significato possiamo attribuire alla esposizione di questo dipinto in un contesto sociale nel quale la maggior parte dei visitatori sono dei semplici, o complessi Mercanti, di razza e di classe, internazionali, con partita I.V.A., auricolare fisso sull’orecchio, Smartphone sempre connesso con l’azienda che rappresentano, 24/24h. Che cosa cercano questi tumultuosi individui che gironzolano nei padiglioni espositivi e corrono come un fiume di formiche affamate, creando flussi di giacche nere e cravatte che si intersecano, creando dei percorsi tortuosi di corpi che vagano velocemente, strusciandosi continuamente? Quale è l’oggetto dei loro interessi reconditi mentre volano, atterrano, si fermano, ripartono veloci lasciando scie di profumi inebrianti che si mescolano continuamente in vortici aerospaziali, trasportando lo spettatore inerme in luoghi esotici e sconosciuti? Di che cosa parlano così animatamente con gli altri simili, con l’aiuto dei loro interpreti, in un linguaggio di maniera, testimone di una formazione accademica nella quale la terminologia rigorosamente anglofona è funzionale ai movimenti ed ai circuiti dei flussi mercantili del pianeta Merce? Quale sarà la mano, non tanto più invisibile, che oggi, nell’era della rivoluzione industriale dell’elettronica e dell’informatica, avrà bisogno solamente di un impulso elettronico, per portare a termine una transazione, con tutto il corredo delle garanzie delle contropartite a dei pagamenti riferiti alle transazioni commerciali? Possiamo creare un confronto con la secolare fiera di Larino, dei primi giorni di ottobre, con una Esposizione Internazionale Globalizzata, nonostante il tempo trascorso? Che cosa accomuna, nonostante tutto, questi due eventi, luoghi di incontro di venditori e compratori di merci? Sicuramente entrambi appartengono al regno della Merce. E i luoghi privilegiati di incontri tra venditori e compratori. Sicuramente qualcuno noterà la differenza della grandezza quantitativa e qualitativa e delle merci, che secoli di storia, hanno diversificato attraverso complesse e differenti tecnologie, sia nella sfera della produzione che nelle aree di circolazione, cioè il mercato, mentre le tecniche e le politiche di vendita di in un sistema informatizzato renderanno velocissime le transazioni, non più concluse con la stretta di mano a simboleggiare la chiusura di un contratto e lo scambio materiale del prodotto con il denaro, ma ci saranno documenti che dimostreranno la compravendita su supporti elettronici, con le date di consegna di grandi volumi di merci e dettagliate modalità dei pagamenti rigorosamente riportati su supporti digitali.

PRODUZIONE-CIRCOLAZIONE CRISI

Perché tutta questa ansia da prestazione, perché tutta questa campagna pubblicitaria intorno alla EXPO 2015 di Milano? Perché questa grande manifestazione internazionale si è dato l’obiettivo di eliminare la fame nel mondo? Quale è il motivo principale che turba il sonno di tanti imprenditori, di tanti banchieri e di tantissimi   lavoratori   salariati   che,   nonostante   questo   enorme progresso conseguito nei vari settori produttivi, si sono accorti che i conti non tornano? per quale motivo? Facciamo rispondere a questo distinto signore inglese: John A. Hobson, Imperialismo. ” Se esistesse una capacità di consumo secondo i bisogni, è evidente che i consumi crescerebbero con ogni aumento della capacità produttiva, e non potrebbe esistere un eccesso di risparmio. Ma in una economia determinata da condizioni che attribuiscono ad alcune persone una capacità di consumo largamente superiore ai loro bisogni o a ogni possibile uso, altri sono privati della possibilità di consumare perfino quello che serve a mantenere la loro efficienza fisica. Il risultato è una cronica congestione di capacità produttiva e di merci prodotte che abbassa i prezzi interni, che spreca molto denaro in pubblicità per cercare di ottenere delle ordinazioni e che, periodicamente, causa una crisi seguita da un crollo, durante il quale grandi quantità di lavoro e di capitale rimangono inutilizzate e senza remunerazione”. Purtroppo, è proprio questo il panorama economico mondiale che dovrà accogliere EXPO 2015 a Milano. La crisi economica mondiale chiama a raccolta tutte le parti sociali di tutti i paesi per poter mettere in campo le strategie opportune per poter affrontare la Crisi economica che ha raggiunto dimensioni planetarie. In questo scenario di contraddizioni irrisolte si colloca la regione Molise, cenerentola per colpa di una classe politica incapace e corrotta, che rincorre il sogno americano di raggiungere una dimensione tra i magnati dell’economia Mondiale, presentandosi con qualche bicchiere di vino e mezza bottiglia di olio, rancido, e forse, proveniente chissà da dove. Pochi chilogrammi di spaghetti, e qualche cucchiaio di zucchero amaro, non più molisano, ma estero, e salsa di pomodori cinese. Ma in compenso tanta ignoranza e altrettanta incapacità di gestione della cosa pubblica, soprattutto nelle recenti vicende vergognose della grande abbuffata monetaria, grazie alle sciagure del terremoto e dell’alluvione. Mentre, in compenso, restano i totali fallimenti di tutte le fabbriche del distretto agro-industriale di Termoli e Isernia. E i residui tossici e ideologici, di una diffusa corruzione politica mista ad un rinnovato clientelismo di provincia.

E così i “LEONCINI” del CLUB dei LEONI, si prodigano per presentarsi a Milano con questo bel quadro dell’Annunciazione, forse con la recondita speranza che avvenga finalmente “UN MIRACOLO”. E non solo ECONOMICO. Pregando affinché, nel frattempo, quel meraviglioso Angelo non voli via da quel bellissimo e prezioso quadro.

Annunciazione Montorio nei Frentani (foto Franco Valente)

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