Ormai prossimo ai 60 anni e dopo 37 anni di carriera lavorativa, si avvicina finalmente il momento della pensione.

Un momento della vita che per alcuni è un salto nel vuoto, dell’incertezza e persino della paura della solitudine o della noia, per me è un cambiamento tanto atteso verso un palcoscenico pieno di progetti e piani, con la libertà di poter portarli avanti senza orari né scadenze.

È bene chiarire inizialmente che apprezzo e ho sempre apprezzato molto positivamente il mio lavoro, che mi ha dato tante soddisfazioni, esperienze molto positive ed un tenore di vita molto buono.

Semplicemente, dopo quasi quattro decenni, voglio far posto ad una nuova tappa.

In un lontano marzo del 1987, al giuramento del mio primo incarico giudiziario.

Per molte persone il posto di lavoro è il centro della vita sociale e smettere di lavorare significa allontanarsi dai gruppi di amici. Non è il mio caso. Anche se ho stretto buone amicizie al lavoro, la maggior parte delle persone più vicine provengono da contesti completamente diversi e quindi il mio legame con loro non cambierà con la pensione.

Molti sviluppano la loro passione e vocazione anche nel lavoro. Da più di 10 anni ho trovato nel lavoro svolto dalla ONG di cui faccio parte uno splendido canale per sviluppare le mie iniziative, e il mio pensionamento mi permetterà di dedicarmi a questo compito a tempo pieno.

Proprio la foto di copertina mi mostra arrivando a Santiago del Estero, la provincia settentrionale dove si svolgono la maggior parte delle attività della nostra associazione.

Da qualche tempo ho iniziato inconsciamente a prendere nota delle cose che mi piace fare e che la mia routine lavorativa quotidiana non mi permette di fare: partecipare a eventi fuori città nei giorni lavorativi, accompagnare contingenti della mia ONG in altre regioni lontani del Paese, scegli liberamente la data di un viaggio, goditi a tempo pieno i Mondiali di calcio e i Giochi Olimpici, tra molti altri.
Magari la mia terza visita a Montorio con molto tempo e nel periodo dell’anno che preferisca?

Nel 1997, durante il giuramento di un nuovo incarico in un ufficio della Corte Suprema di Giustizia provinciale.

Immagino che sarà una sensazione strana, staccarsi all’improvviso da una routine vecchia di decenni, non avere orari, non radermi ogni mattina, rinunciare a giacca e cravatta…

Ovviamente, tutti questi piani dipendono dall’assenza di cambiamenti legislativi imprevisti in questa Argentina volatile e imprevedibile.

Spero che la nuova fase soddisfi tutte le aspettative e le speranze che ho nutrito per molto tempo.

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