Che ricordi. Era il 13 Dicembre correva l’ anno 1956 avevo appena compito 17 anni sono partita come un fiore spezzato sempre per una vita migliore e devo ringraziare Dio che in fin dei conti ho avuto una bella vita e soprattutto una bella famiglia che amo da morire.

MONTORIO NEI FRENTANI 13 DICEMBRE 1956
IL VIAGGIO dei Ricordi!
Quando lasciai il mio paesello quella mattina del 13 Dicembre 1956 Devo dire che sono partita io, mia sorella Giuseppina, e mia mamma Addolorata, Di Marco per raggiungere papá che dal 1952 era gia’ partito per il Canada precisamente a Montreal.
Chi potrá mai dimenticare quella mattina. A casa c’era quasi tutto il vicinato per salutarci. In quei tempi si usava che la sera prima di partire si andava salutando il vicinato oppure qualche parente o amicizie che abitavano un pò più lontani. La mattina della partenza quasi tutto il vicinato venne a salutarci per l’ultimo saluto le amichette e gli amici più stretti.
Quanti pianti quanti abbracci, lasciare l’umile casetta, le amiche il paesello e tutto il resto, era veramente straziante. Prima che la corriera veniva dal vicino paese Montelongo passava per Montorio e ci portava verso Larino il capoluogo li si predeva il treno per proseguire verso Napoli. Per imbarcarci al porto di Napoli si partiva per terre straniere… come diceva la famosa canzone Terra straniera quanta malinconia… Come dicevo la mattina della partenza Mirko l”autista è stato molto gentile si fermò davanti casa. Poi la mamma, io e mia sorella, demmo l’ultimo sguardo a quella casa che malgrado tutto ci ha visti felici e spensierati.
La mamma disse voglio vedere se ho spento il fuoco nel camino
e il braciere che nelle lunghe sere d’inverno era il nostro amico ci riscaldava la casa e ci teneva compagnia quando io, mamma e mia sorella giocavamo a tombola, vedemmo che tutto era a posto. Nel frattempo la corriera era arrivata e cominciarono a caricare quelle poche
cose 2 bauli 2 valigie di Cartone e una balla…la balla era un sacco fatto di stoffa ma una stoffa abbastanza forte non era un granchè

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone e il seguente testo "Christmas A tutti i miei amici vicini e lontani Auguro un Felice Sereno Santo Natale voi le vostre Famiglie Pixiz"

ma per noi era tutto l’universo ci mettemmo persino la macchina da cucire e lo smontata proprio io, e lo rimontata una volta giunti a Montreal. La mamma chiuse la porta piangendo e diede la chiave a suo cugino Nicola Di Michele, lui si doveva occupare di tutto. Mia sorella Salí sulla corriera poi dovevo salire io ma io non volevo partire più cominciai a gridare mia mamma poverina mi implorava di salire sulla corriera Mirko incominciò a spazientarsi senò faceva ritardo mia mamma continuava ad implorarmi per salire, si gira Mirko

arrabbiato mi disse; Figliò vai a Merc e chiagn a cusci?
Poi non so come qualcuno mi spinse dentro la corriera e salii. Salí anche mia mamma Mirko chiuse la porta e di me che piangevo mi uscivano quelle lacrime che sembrava una fontana e del mio dolore non se ne fregava nessuno. Poverina mia Mamma cercava di consolarmi dicendomi me Memè mamme seije che quando arriviamo a Larino vi compro un filoncino di pane e 50 lire di mortadella che c’e la mangiamo sul treno che ci porta a Napoli. E cosi piano piano quando arrivammo passato il cigno mi son dovuta rassegnare
e star zitta mi sono stretta frá le braccia di mia madre come un cucciolo bastonato.
La corriera arrivò alla stazione di Larino mia madre mantenne la promessa c’era un negozio di generi alimentari ci comprò il filone di pane con 50 lire di mortadella nel frattempo arrivò il treno salimmo
per proseguire verso Napoli caricarono quelle poche cose che avevamo e tante speranze nel cuore.
Abbiamo dovuto lasciare la casetta che mi aveva
vista nascere e poi partire il paesello,le amiche a me care, per un’avvenire migliore. Ma con tanto timore perchè si andava verso l’ignoto anche se c’era mio padre ad aspettarci ma per noi era sempre una terra sconosciuta. Quando arrivammo a Napoli ci vennero a prendere con
un’altra corriera ci portarono al porto di Napoli dove una nave immensa aspettava tutti gli emigranti.
Ricordo come fosse ora anche a distanza di tanti anni (62) lunghi anni, ricordo benissimo quel dolore acuto che ti perquote dentro anche se avevo 17anni appena compiti. Vedemmo quella nave cosi grande era la

nave SATURNIA la paura era grandissima ma si doveva salire paura o non, quando arrivo’ il nostro turno di salire sulla nave salimmo con il cuore stretto prima di paura vedere quel mare immenso che non avevamo mai visto poi si andava verso l’ignoto noi eravamo un po’ fortunate perchè c’era nostro padre ad aspettarci. Dopo salite sulla nave li è stato un vero strazio vedere tutta quella gente che salutavano i loro cari che erano rimasti a terra, noi non avevamo nessuno era un po’ meno forte il dolore ma chi lasciava la mamma, spose, figli, si ti strappava veramente il cuore. Cosi quando tolsero l’angora la nave diede un fischio e salpò. E cosi piano piano si allontano’ dal porto di Napoli vedevamo il vesuvio scomparire dolcemente quando non si vidde piu’ niente solo acqua e cielo, venne un cameriere ci porto’ nella nostra cabina di terza classe quella era la classe dei poveri sembrava un buco con quei lettini uno sopra l’altro che impressione poi nella nostra cabina c’eravamo noi e una signora con due bambini che piangevano notte e giorno 3 giorni di traversata non c’è stato tanto male ma appena passato lo stretto di Gibilterra non vi dico cosa abbiamo passato.

Per tutto il viaggio non siamo piu’ uscite da quella cabina per il mal di mare quel mare cosi’ maestoso incominciava ad infuriarsi piu’ si andava in alto mare piu’ le onde erano grandi e travolgenti come ci volevamo alzare ci sbatteva a destra e a sinstra quel mare immenso piu’ si andava avanti e piu’ si infuriava . E cosi la traversata l’abbiamo fatta tutta a letto. C’erano le persone che non avevano il mal di mare andavano sopra dove si mangiava e beveva. Ma c’erano delle persone tanto malate con il mal di mare che si sentiva anche imprecare contro il capitan Colombo che scopri’ l’America. Intanto dopo 12 giorni di traversata arrivo’ il 25 Dicembre giorno di Natale ricordo che noi insieme alla signora restammo a letto in quel buco. Il cameriere ebbe pieta’ di noi che non avevamo mangiato niente ci portò un pezzetto di tacchino per farcelo assaggiare ma noi solo alla vista di quel tacchino lo stomaco si mise in rivoluzione. Avevamo dei fazzoletti e ce l’abbiamo conservato tanto l’indomani si sbarcava cosi mamma disse ce lo conserviamo quando scendiamo a terra ce lo mangiamo. L’indomani quando la nave arrivò al porto pier 21 ad Alifax scendemmo ma non

voglio raccontare come eravamo ridotte sembravamo dei stracci come quelle galline che le tagliano la testa. Cosi comiciò quell’altra tragedia di passare la dogana non capivamo niente ci aprirono quel paio di valige di cartone e cominciarono a Girarle sotto sopra ma che dovevamo portare la

miseria e lacrime appena hanno visto quel fazzoletto col tacchino che avevamo in mano ce l’hanno buttato e noi
quando pianto. Finalmente avevamo finito di passare la dogana hanno messo 4 scarabocchi sulla valigia e passammo per andare sul treno che ci

aspettava per portarci a Montreal. Non vi dico dentro quel treno da Halifax a Montreal ci mise 2 giorni sembrava che non arrivavamo mai. Finalmente
arrivammo alla stazione centrale giu’ in citta’ salimmo sopra e li ci attendeva nostro padre uscimmo dalla stazione per prendere un tassi non vi dico quanta neve chi mai aveva visto tanta neve e ghiaccio era il 27 Dicembre 1956 noi senza cappotto con un impermeabile comprato apposta per l’occasione un paio di scarpette subito papá prese il tassi e ci portò a casa. Bhe a casa veramente abbiamo trovato un bel piccolo appartamentino con una camera da letto il salotto cucina e bagno. Ci ha fatto trovare il frigorifero pieno di ogni ben di Dio. Per dormire mio padre aveva comprato un divano letto per me e mia sorella si apriva la notte per dormire e si piegava la mattina no televisione’ pero’ la TV l’ha comprata quando io mia sorella abbiamo cominciato a lavorare prima si usava che il mercoledi’ c’era la serata della Lotta libera e andavamo da una cugina oppure dai compari che loro gia avevano la TV. l’appartamentino era ben riscaldato ma i vetri delle finestre non si vedeva niente fuori perchè erano tutte piene di ghiaccio io e mia sorella piangevamo tutti i giorni che volevamo ritornare ma ormai era impossibile al paese non avevamo più niente e nessuno. E cosi piano piano abbiamo dovuto abituarci poi abbiamo cominciato a lavorare che non capivamo una parola ne francese ne inglese ed è stato molto duro il primo giorno che abbiamo cominciato a lavorare i proprietari delle fabbriche erano tutti ebbrei e non pagavano quasi niente i francesi ci chiamavano maledetti italiani che eravamo venuti a rubare il lavoro a

loro. Ma noi emigranti abbiamo fatto i lavori piu’ umili e sotto pagati loro i francesi non volevano lavorare. In ogni modo i primi tempi sono stati molto duri sia per la temperatura che per la lingua ci trattavano come schiavi.

In quelle fabbriche dove c’era tanta polvere abbiamo dovuto imparare a cucire con la macchina elettrica noi al paese avevamo quella a pedale che ci portammo l’abbiamo ancora si trova a casa di mia sorella io me l’ho comprata elettrica pero’ dopo sposata quando avevo i bambini cucivo tutto io.Qui invece la macchina da cucire era elettrica che andava cosi svelta ogni tanto lago si infilava

nelle dita quanti pianti ci dicevano qualcosa e non capivamo niente. Un’altra lingua un’altra cultura io e mia sorella dicevamo ma! Come parlano qui sono peggio degli albanesi di Ururi , un paesino vicino al nostro.

Ma col passar degli anni tanti sacrifici e perseveranza pian piano abbiamo cominciato ad imparare la lingua io dopo sei anni di permanenza qui ho incontrato mio marito Carlo Paventi di Campodipietra anche lui della mia stessa provincia Campobasso ci siamo sposati il 21 Ottobbre 1961abbiamo fatto una bella festa festicciola con tutti i parenti siamo andati anche in viaggio di nozze a Niagara Fals a Windsor in Ontario Carlo aveva una zia la sorella di mio suocero e ci ha accolti veramente come

una mamma poi siamo andati nei Stati Uniti anche li Carlo aveva una zia e molti cugini di mio suocero che ci hanno fatto una bella accoglienza. E cosi dopo 2 anni sposati e’ nata la nostra prima figlia Maria, poco dopo abbiamo comprato una bella casa grande e spaziosa per crescere la nostra famiglia e cosi poco dopo comprata la casa sono arrivati

altri e trè bambini.Dora, Martino, e Antonio, abbiamo formato una bella famiglia non senza sacrifici ma tante soddisfazioni,
sono tutti sistemati per grazie di Dio hanno un buon lavoro anche loro hanno ognuno la loro casetta abbiamo 6 bei nipotini che sono la nostra gioia.

La casa l’abbiamo pagata abbiamo fatto parecchi viaggi nel sud io e mio marito ora sono rimasta da sola mio marito è partito per un mondo migliore la grande casa l’ho dovuta vendere che da sola non potevo

starci stò in un bell’appartamentino in affitto i figli sono tutti bravi si sono sposati hanno formato anche loro una bella famiglia ed io ringrazio il Signore per tutto ciò che la vita mi ha dato e ringrazio anche questa terra canadese che in principio è stato duro ma adesso tutto apposto ci vorrebbe un pò di salute i miei figli nuore genero e nipoti fino ad oggi vanno tutti daccordo e questa è la mia più grande gioia ringrazio il Signore. Con fierezza posso affermare che porto due paesi nel cuore: l’Italia perché mi ha preparata alla vita, dandomi radici, valori, ricordi e fondamenta solide Il Canada, paese d’adozione, perché mi ha aperto le porte del progresso economico e culturale. Con cuore grato ringrazio l’Italia e il Canada. E con orgoglio oggi posso dire che ho ereditato il meglio dei due mondi.

Subscribe to our newsletter!


2 pensiero su “Racconto “Il viaggio dei ricordi”!”
  1. Bella narrazione, proveniente dal cuore.
    Leggendolo, immagino l’odissea dei miei bisnonni, molti dei quali molto prima, alla fine dell’ottocento, lasciarono anche loro il porto di Napoli per l’America. Uno di loro, di San Giuliano di Puglia, ha scambiato il paese di destinazione e gli ci è voluto un anno per ritrovare finalmente sua sorella.
    Storie comuni che ci uniscono alla terra delle nostre radici.

    1. Ciao Lisandro grazie di aver letto il mio racconto ed hai raggione quella è stata veramente una grande odissea imagino dei tuoi bisnonni che sono venuti prima di noi mio padre è venuto nel 1952 con una piccola nave che quasi quasi stava per affondare quando erano in alto mare abbiamo fatto tanti sacrifici per una vita migliore era il dopo guerra e c’era molta miseria ma anche qui io sto a Montreal era duro ed eravamo umiliati ora è differente i italiani ci siamo fato onore oggi nei governi tanto provinciale che federali ci sono degli italiani mia figlia e stata la prima donna italiana ad entrare nelle forze dell’ordine SPVM Abbiamo portato la nostra cultura abbiamo arricchito questo paese ciao auguri alla tua cugina Kelli con i nonni ci conoscevamo Donato ha lavorato molto nel parco San Costanzo allEpiphanie tanti auguri a te e la tua famiglia di un felice e Santo Natale e buon anno nuovo sperando che sarà migliore se questa pandemia potrebbe finire saluti da Montreal Filomena ciao ✋

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This website uses cookies. By continuing to use this site, you accept our use of cookies.