Antonio Molino

da Montorio nei Frentani

Stringersi la mano, un gesto incredibilmente naturale, oggi è diventato incredibilmente desiderato. Mi manca tutto ciò che è umano, il contatto con il corpo con la parola dell’altro. Siamo diventati un po’ animali che camminano soli e timorosi dell’uomo. Abbiamo compromesso la nostra bellezza; le mascherine hanno sfigurato il nostro volto, nascosto il nostro sorriso.

C’è silenzio nel nostro essere. Le relazioni che erano la nostra essenza sono scomparse, siamo relegati nelle nostre case e sui nostri balconi. La piazza che era il nostro salotto e rappresentava la nostra felicità è deserta. Il bar, il ristorante, la pizza del sabato sera non sono più. Siamo stati assaliti dalla paura, ogni istante ne è pieno. Come si fa a vivere con la paura e il dolore nel vedere sparire tante persone che conoscevamo in pochi giorni? La paura della malattia ma soprattutto il dolore di affrontarla nella più amara solitudine.

La morte nell’abbandono più totale, come in una guerra dove cadevi sul campo e di te non ne rimaneva traccia. “Dispersi” venivano chiamati una volta, oggi i morti covid muoiono senza riti funebri, senza la vicinanza di affetti familiari, senza amici che ti fanno corona, senza abbracci, senza condoglianze. C’è paura finanche nel seppellirli. Montorio, come tanti piccoli paesi molisani. sembrava immune dal contagio ma non lo è stato, anzi il Molise ha avuto quasi cinquecento morti per covid. Morti che hanno lasciato un dolore indicibile perché annunciati ogni giorno. Le feste quelle che caratterizzavano le nostre comunità non sono più, neanche il santo patrono viene più festeggiato.

Ho voglia di mangiare una tolla, sentire il suo profumo e vedere il vapore che fuoriesce dalle “caldaie” di rame allineate l’una vicino all’altra. Quando potremmo ritornare a ballare in piazza spensierati e sereni nelle notti estive idilliache e inverosimili? Voglio sperare che questo virus verrà sconfitto dai vaccini, dalla forza e dalla potenza della scienza. Voglio festeggiare il prossimo Natale in una tavolata allargata fino ad aggiungervi un’altra, fare un brindisi che duri minuti e che ci ridia il brivido della vita e della felicità che l’umanità merita.

Spero che la primavera che è appena entrata, porti con sé questa speranza; come essa è potuta tornare con i suoi profumi e la sua forza vigorosa ed esplosiva cosi un’altrettanta primavera di vita possa tornare nei nostri giorni. Spero possano tornare presto nelle nostre comunità e nella nostra Italia le feste, quelle della tradizione, abbracci e strette di mano che lascino il calore umano e il segno di un contatto che nessuno si preoccupi di cancellare con frequenti lavaggi di mani. Spero tornino presto quelle lunghe strette di mano. Lo attendo come si attende la gioia dopo una lunga sofferenza.

A PRESTO PER UNA LUNGA STRETTA DI MANO.

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Di Antonio Molino

Montorio nei Frentan(CB) - Italia

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