In una precedente uscita di questo blog vi avevo accennato al 2024 come l’anno del turismo delle radici,  spiegando alcuni aspetti  di questo ritorno alle origini.

Ideato dal Ministero degli affari esteri in accordo con la cooperazione internazionale,  lo scorso febbraio guidati dal ministro Tajani, si sono riuniti a Roma presso la sala delle conferenze internazionali della Farnesina, i sindaci e gli amministratori italiani interessati all’iniziativa. L’obbiettivo è  quello di rafforzare il legame tra le città  e i paesi Italiani e le numerose comunità  italiane all’ estero intenzionate a  intensificare il turismo e i rapporti commerciali con i discendenti dei migranti partiti nel periodo tra le due guerre mondiali.

In rappresentanza di Termoli era presente l’assessore al Turismo e alla Cultura Michele Barile, che ha parlato di “importante opportunità per il nostro territorio italiano, finalizzata a riavvicinare intere famiglie che hanno lasciato il nostro paese e che oggi, spinti da un grande interesse culturale e storico e dalla voglia di riappropriarsi delle tradizioni di un territorio, hanno sempre più il desiderio di tornare”.

Oltre a lui presenti diversi sindaci del Molise, una regione per la quale la scommessa del Turismo delle Radici è particolarmente significativa. Tra i comuni presenti elenchiamo:  Termoli, Guglionesi, Agnone, Larino, Montenero, Montecilfone, Casacalenda, Bonefro, Busso, Campodipietra, Campolieto, Cantalupo nel Sannio, Carpinone, Castelmauro, Castelpetroso, Castropignano, Cercemaggiore, Chiauci, Civitacampomarano, Conca Casale, Filignano, Ferrazzano, Guardiaregia, Forli nel Sannio, Fornelli, Fossalto, Frosolone, Gambatesa, Gildone, Isernia, Jelsi, Limosano, Longano, Macchiagodena, Macchia Valfortore, Mafalda, Monacilioni, Montagano, Montefalcone nel Sannio, Montemitro, Monteroduni, Morrone nel Sannio, Oratino, Palata, Pettoranello del Molise, Pietrabbondante, Pietracatella, Portocannone, Acquaviva, Rocchetta a Volturno, San Felice del Molise, Salcito, Acquaviva Collecroce e Baranello.Il “Turismo delle Radici” è un’offerta turistica  che coniuga alla proposta di beni e servizi  (alloggi, eno-gastronomia, visite guidate) la conoscenza della storia familiare e Culturale  degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti.

Nel 1997 l’Enit inseriva nella categoria «Turista delle Radici» 5,8 milioni di viaggiatori che visitavano il nostro paese. Nel 2018, undici anni dopo, questo numero era aumentato a 10 milioni (+72,5%).

Nel 2018 il flusso economico in entrata generato dal Turismo delle Radici è stato pari a circa 4 miliardi di euro (+7,5% rispetto all’anno precedente).

Il Turismo delle Radici sfrutta canali innovativi, poiché la ricerca della storia familiare passerà dai siti web. Inoltre, gli amministratori dei piccoli borghi, i proprietari degli agriturismi, le famiglie attive nell’ospitalità diffusa possono utilizzare i social network per informare il turista delle radici.

Il turismo delle radici non abbraccia i classici posti  turistici ma aree meno conosciute e meno sviluppate dell’Italia, che possono così crescere economicamente  rispettando il loro aspetto rurale. La valorizzazione dei piccoli centri  consente il recupero di abitazioni in disuso e favorisce anche i fornitori di servizi e prodotti locali (su tutti, quelli eno-gastronomici). Il turista delle radici è «ambasciatore» dei territori che custodiscono la sua storia familiare.

Restiamo in attesa di informazioni da parte dei nostri lettori circa l’adesione a questa bella iniziativa per condividere con voi storie di ordinari legami divenuti straordinari.

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