Il Campobasso Calcio ha depositato questa mattina al Tar del Lazio il ricorso contro l’esclusione dal prossimo campionato di serie C. Proprio in merito al ricorso nei giorni scorsi i vertici societari del Campobasso hanno anche precisato che “tutti i tesserati risultano ancora vincolati con il club molisano’ fino a eventuale delibera da parte del presidente federale. La decisione del Collegio di Garanzia del Coni non comporta infatti automaticamente il cosiddetto ‘svincolo d’autorità’ dei calciatori”. In conseguenza alle notizie circolate sulla stampa negli ultimi giorni e alle trattative in corso tra calciatori del Campobasso (che da svincolati farebbero e faranno gola) e altre squadre, la società invita le parti in causa “ad avere comportamenti consoni alle norme federali, oltre che rispettosi del particolare momento che stanno attraversando colori rossoblù”. Parole che trasudano sicurezza: “La leggerezza con cui viene escluso un club sano per presunti (e di modesta entità) tributi scaduti diventerà una delle nostre armi principali. Dalla nostra parte ci sono sia la forma che la sostanza. Oltre che – soprattutto – valide argomentazioni giuridiche con cui smonteremo, parola per parola, ciò che ci viene contestato”. Insomma, il club spera fino alla fine di poter essere riammesso.

Adesso tutto passa nelle mani del Collegio di Garanzia del Coni, ultima chance per poter iscriversi e partecipare al campionato di Lega Pro.

Ma perché la società molisana è stata esclusa dalla serie C? Nelle motivazioni ufficiali della Covisoc, la Commissione di vigilanza sulle società professionistiche, si legge che la società “alla data del 22 giugno 2022 non ha adempiuto al pagamento dei risalenti debiti fiscali che fanno riferimento all’Iva relativa al secondo trimestre del 2021, l’Iva del terzo trimestre del 2020 e l’Iva del secondo trimestre del 2019”.

Questa è la posizione del Campobasso: “I tributi sotto la lente della Covisoc si riferiscono a periodi in cui il club militava tra i dilettanti, peraltro in pieno periodo Covid, e quindi regolati in maniera diversa rispetto a ciò che si chiede a una società professionistica. Da qui la scelta, che un’azienda può legittimamente fare, di attendere le relative cartelle esattoriali, soprattutto durante una pandemia”.

Il problema è tornato a galla “quando la Figc ha diramato le regole per l’ottenimento della Licenza Nazionale: gli avvisi bonari ricevuti in serie D erano scaduti, ma non erano stati ancora iscritti a ruolo. Un limbo in cui qualsiasi contribuente – e perciò anche una società di calcio – non può fare nulla se non attendere la relativa cartella, anche perché l’avviso bonario non è certo un atto sanzionatorio. Pur non potendo forzare le tempistiche di iscrizione a ruolo o poter addirittura tornare indietro nel tempo, abbiamo spontaneamente attivato, in linea con le scadenze Figc, una procedura di pagamento pienamente riconosciuta dall’Agenzia delle Entrate con un documento ufficiale. Ma tale attestazione è stata stranamente ignorata dagli organi federali” spiega il patron Gesuè.

Si parla su per giù di 60-70mila euro di debiti fiscali scoperti. Una cifra irrisoria per chi gestisce una società di calcio professionistica ma che di fatto sta estromettendo al momento la squadra molisana dalla serie C. Il presidente si rivolge direttamente alla piazza: “Sappiate che non ci sono assolutamente sofferenze economiche. Solo in Lega, dove peraltro abbiamo attualmente depositate fidejussioni per 450 mila euro, abbiamo crediti tre volte maggiori rispetto a questo presunto debito scaduto con il fisco”.

La Federazione aggiunge che “per mera completezza si evidenzia come il giudizio espresso dalla società di revisione con riguardo ai bilanci intermedi al 31 dicembre 2021 e 31 marzo 2022 esprima taluni rilievi che appaiono comunque meritevoli di attenzione e di adeguato monitoraggio. Risulta infatti che una posta patrimoniale attiva (risconti attivi per un importo di 650.000 euro) non sia connotata da adeguata certezza documentale di talché la stessa consistenza patrimoniale della società potrebbe risultare sovrastimata di un importo corrispondente”.

Restando alla sentenza che ha bocciato i rossoblù, si legge testualmente che “i debiti risultanti dalle comunicazioni d’irregolarità non sono stati integralmente corrisposti all’atto di ricezione delle stesse né risulta che sia stata tempestivamente esperita la procedura di rateazione versando l’importo della prima rata entro il termine prescritto”. E ancora, “il fatto che la società ha versato in maniera autonoma delle somme a beneficio dell’Erario in maniera tardiva non comporta il corretto assolvimento dei debiti che non possono essere considerati oggetto di un rituale adempimento rateale e quindi sono dovuti nella loro interezza”.

Leggendo attentamente queste parole, significa che pagando quanto dovuto per intero il Campobasso rientrerebbe di diritto in gioco.

L’ultimo messaggio della società è per i tifosi, si dice pronta ad “ascoltare il cuore di una tifoseria che freme per essere informata su cosa sia accaduto e cosa potrà succedere. Ecco perché, dopo giorni di silenzio, usciamo allo scoperto prima di tornare in trincea. Non abbiamo dubbi: ne usciremo, insieme, più forti. E pronti a tornare ad abbracciarci quanto prima per i gol del Campobasso e a discutere di calcio giocato, non di questioni tributarie”.

(https://www.primonumero.it/wp-content/uploads/2022/07/verdetto-covisoc.pdf)

Il giorno 5 Agosto 2022 però è tale da far vedere una piccola luce in fondo al tunnel. In questa data, infatti, il Consiglio di Stato ha sospeso l’esclusione del Campobasso dal campionato.

La questione è tutt’altro che finita.

https://www.restodelcalcio.com/consiglio-di-stato-campobasso-calcio/

Di ilponte

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