Sin da bambina, sono stata abituata a cambiare casa e paese con l’arrivo dell’estate.

Qualsiasi cosa succedesse, da me il dieci giugno si facevano le valigie per trasferirsi “12 chilometri più su”, cosa che suscitava (e suscita ancora) l’ilarità di molti, poiché sembra al limite dell’assurdo traslocare per così pochi chilometri. Destinazione: Montorio.

Montorio nei Frentani, giugno 2021

È che esistono luoghi che, pur trovandosi a poca distanza da dove viviamo, hanno su di noi un potere straordinario e fanno sentire il loro richiamo bello forte e chiaro, soprattutto in certi momenti dell’anno o della vita.

Per me e mia sorella andare a stare dai nonni era una vera e propria festa. A Montorio potevamo sentirci più grandi, potevamo uscire da sole con le nostre amiche e i nostri amici, potevamo rimanere sveglie un po’ di più e potevamo sentirci libere. Non escludo che quel forte senso di emancipazione e indipendenza che ora ci contraddistingue sia nato proprio lì, tra quei vicoli che ci hanno fatto da maestri e che ci hanno sempre protette dal mondo circostante. Siamo state molto fortunate, perché, oltre a questo, a Montorio abbiamo imparato alcuni tra i valori più belli che si possano apprendere: il senso della condivisione, la fratellanza e la sorellanza che si può avere senza essere nati dalla stessa famiglia, la bellezza del poter condividere sempre qualcosa con qualcuno, la sicurezza nel poter bussare a una qualsiasi porta e nel sapere che ci sarà sempre qualcuno ad aprirla e, infine, la consapevolezza che ovunque ci si rechi, che siano pochi o mille mila chilometri, si potrà sempre tornare a casa.

Siamo fortunati, noi tutti figli, nipoti e pronipoti di Montorio perché è come se nella genetica ci fosse qualcosa che ci tiene radicati al luogo d’origine. È un po’ come se fossimo degli alberi, i nostri rami sono sparsi un po’ ovunque, ma il tronco è ben saldo alle radici che a loro volta sono ancorate a terra, nella terra che ha dato i natali ai nostri genitori o, come nel mio caso, ai nostri nonni.

Montorio non è solo un luogo fisico, è anche un luogo del cuore, un luogo in cui, come mi piace ripetere spesso “l’anima respira”.

Chiesa di Santa Maria Assunta, giugno 2021

Crescendo ho potuto constatare come questa non sia semplicemente una mia sensazione, l’ho capito guardando negli occhi persone più grandi di me che appena possono scappano anche solo per qualche giorno in paese e i cui cuori sorridono in estate quando finalmente riescono a tornare per godersi un po’ di ristoro in quello che già monsignor Tria definì il “borgo dalla perfettissima aria”.

Montorio in estate è un richiamo ancora più forte che negli altri momenti dell’anno. È come se il paese stesso tornasse a respirare ogni volta che qualcuno torna a calpestare i ciottoli dei vicoli.

E, allora, bentornati a tutti i figli, nipoti e pronipoti di questo piccolo angolo di paradiso in terra.

E, soprattutto, grazie a tutti coloro che con coraggio, determinazione e ostinazione continuano a far vivere ogni singolo giorno dell’anno questo borgo in cui il tempo sembra fermarsi e in cui il mondo sembra ancora un bel posto.

E, infine, per tutti coloro che sono ancora lontani, non temete e ricordate che se si chiudono gli occhi e si aprono bene le orecchie sembra quasi di sentire le cicale, l’acqua della fontana della villa, il profumo del sugo provenire dalle finestre, il chiacchiericcio dei vicoli, più case finalmente aperte.

E poi, respirando a pieni polmoni, sembra di sentire la propria anima. Perché il legame con Montorio è come un filo invisibile, una sorta di yo-yo; si può essere ovunque, ma basta uno slancio per trovarsi anche solo con l’immaginazione in paese.

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