Quest’anno per la prima volta abbiamo vissuto un’estate montoriese senza un negozietto di generi alimentari che rifornisce il paesello almeno nei beni di prima necessità.

Per noi turisti è solo l’estate, per chi invece ci vive è ormai la quotidianità.

E’ molto triste vedere un’intera comunità senza un punto di riferimento commerciale……..davvero una novità dolorosa per Montorio!

Ed allora un pò per gioco, un pò per un esercizio della memoria, un pò perché i miei nonni hanno avuto attività commerciali ben note, ho cominciato ad andare a ritroso nella mente , ed anche con l’aiuto di mia mamma, che sicuramente ha memoria più longeva , abbiamo ripercorso tutti i negozi presenti a Montorio nell’ultimo secolo.

Ovviamente per familiarità, conoscenza ed importanza all’epoca , cito per primo il negozio della Sapona , mia nonna adottiva, che più che un semplice negozio di alimentari era piuttosto un emporio dove si trovava di tutto , dalle giuggiole al mastice per riparare le gomme della bici, dalla pasta rigorosamente sfusa ai chiodi e bulloni da ferramenta, e ovviamente il sapone, da cui poi il soprannome.

Il negozio vede la luce nel 1922 e per quasi 60 anni (smette l’attività nel 1980) rifornisce i paesani di beni di ogni genere.

Nel negozio lavorano mia nonna Costanza (appunto la Sapona) suo marito Luigino e mia mamma che arriva a Montorio all’età di 5 anni, per poi non andare più via.

Il negozio lavora anche a cavallo della guerra, nei momenti di difficoltà, di miseria e poi di boom economico.

Ovviamente c’era lo spirito commerciale, ma soprattutto c’era l’umanità dei rapporti, il riconoscere le difficoltà, il venirsi incontro, il vendere a credito…..il “segna che poi a fine mese saldo” o “mettilo sul conto che appena mio marito riporta i soldi a casa vengo a pagarti”. Io me lo ricordo ancora il grande quaderno nero dove venivano appuntate le vendite a credito. C’erano intere pagine dedicate ad alcune persone, che poi puntualmente venivano strappate perché regolarmente i conti venivano saldati.

Ero piccola, ma non ho mai sentito i miei nonni rifiutare il credito a qualcuno, oppure parlare apertamente dei debiti dei clienti  o intimare il pagamento a qualcuno.

Il negozio ha permesso ai miei nonni di avere una vita al riparo dalle grandi difficoltà economiche ma è sempre stato vissuto da loro come un servizio alla comunità più che un mezzo per accumulare ricchezza .

Il negozio della Sapona però non era l’unico negozio in un paese che all’epoca era almeno 10 volte la popolazione attuale, vi erano una miriade di piccoli negozi che soddisfavano tutte le esigenze.

Gli alimentari di Francesco Sassi in porta San Sebastiano (rilevato in seguito da Italina Paulozza e poi da Iduccia del chiodo), Francesco di Michele detto Ponte in via Vittorio Emanuele (rilevato poi da Gemma della Rocca), Di Tullio Giulia in via dei Mille, Florinda Pappalardi in via Roma, Gennaro Bucci sul piano della Chiesa rilevato poi da sua figlia Ninetta in via Roma, Michelina Morielli (cooperativa) in via Garibaldi e successivamente, negli anni 60 la latteria di Ninetta Bucci, l’alimentari e pubblifono di Lucietta di Iorio (poi passato alla nuora Aurora Armenti) e l’osteria e piccolo alimentari di Marietta Bucci in via dei Mille.

Inoltre le macellerie di Di Stefano Aladino, Enrico Bucci ed Adamo Saltarelli. Negli anni 70 poi con la nascita della stalla sociale Giovanni Petrella gestiva la macelleria sociale.

Le cantine di Michelina Sebastiano (Tavarozza), Antonio Paulozza (u chiacchieron) e molto più in là nel tempo la cantina di Francesco Petti (nonno del compianto Michele Ranellucci) .

Negli anni 30 Montorio vantava anche una Caffetteria con salottini per il tè delle signore bene del tempo , gestita da Rachelina Greco (a cafetter) nonna di Dorella Pierini.

In seguito la nascita del bar gelateria di mia nonna Sofia, proprio al centro del paese , rinomato per il buon gelato a poche lire, ed il bar di Seppantonio Nicodemo poco più giu sempre in via Roma.

Già dagli anni 30 erano presenti due fabbro ferrai, Silvio Galuoppo e Donato Coticone. Quest’ultimo negli anni sessanta tramutò la propria attività in vendita di elettrodomestici con il negozio Vodavox nel curvone di fronte la farmacia.

E poi la merceria di Annina Di Michele (cfell), e i calzolai, prima Giambattista Pietrantonio nel secondo dopoguerra e e poi con Antonio Petrella (Nteniucc) fino agli anni 90.

Le falegnamerie di Giovanni De Luca, il maestro De Simone e poi  Cosimo Di Michele.

I Sarti, Beniamino e il Sabatino.

Non mancavano neanche i Sali e Tabacchi di Cristofaro (negli anni 30) dove ora sono Le Poste, e di Alfredo Consolo in via Roma .

Negli anni sessanta Michelino Greco rileva il tabacchi di Cristofaro ed amplia la propria attività con la vendita di piccoli elettrodomestici, materiale elettrico ed oro e argento.

E poi i negozi di calzature con Michelin d cindj  in via dei Mille e soprattutto Mena Bucci in via Roma.

Gli anni ottanta poi vedono la nascita del primo panificio minimarket di Giovanni Doganiere e la boutique di abbigliamento di Donatina.

Tutte queste attività non erano solo di mero servizio di approvvigionamento di beni di prima o seconda necessità, erano piuttosto quello che ancora oggi i negozi rappresentano, il fulcro della comunità, economico e sociale.

I negozi erano luoghi di incontro, di scambio, di pettegolezzo…….erano il “fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”, la scusa per incontrare anche solo di sfuggita chi ci faceva battere il cuore.

Le cantine erano il luogo preferito dagli uomini ed invece maledetto dalle donne che poi si ritrovavano mariti alticci ed alcune volte molesti.

Oggi ahimè quella vivacità non esiste più.

La comunità è letteralmente decimata nel numero degli abitanti, e la mancanza di servizi di base è al contempo  conseguenza e causa stessa di tale desertificazione.

Ci si è abbandonati all’ineluttabilità delle cose, chi ha rivestito e riveste ruoli di amministratore non è riuscito o  non è stato in grado di porre un rimedio a tutto ciò.

Ci si ritrova oggi che fatta eccezione per la farmacia, il tabacchi ed il bar, non vi sono possibilità per molti anziani (la maggioranza  del paese) di poter acquistare ciò di cui hanno bisogno senza doversi recare a Larino in pullman con le corse oramai ridotte all’osso o dover addirittura noleggiare una macchina per poter fare la spesa.

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