Lo scorso settembre ho votato per la prima volta alle elezioni italiane, che si sono svolte per scegliere i membri del Parlamento e un nuovo governo.

Nella Repartizione America Meridionale si vota per scegliere un senatore e due deputati.

Per me è stata un’esperienza assolutamente nuova, perché in Argentina non si vota per corrispondenza né a scheda unica.

Sedersi nella sala da pranzo di casa mia, segnare con una X la lista dei candidati prescelta, metterla in una busta e portarla alle Poste, è qualcosa di strano e di diverso per la mia esperienza elettorale.

Ma molto interessante. Mi fa sentire bene partecipare come cittadino a un atto civico in Italia, anche se scelgo con attenzione le occasioni per votare, perché alcune sono elezioni o referendum che riguardano questioni molto domestiche, su cui è molto difficile formarsi un opinione, vivendo all’estero.

La mia unica esperienza precedente, tra l’altro molto diversa, è stata nel 2008, quando durante un viaggio in Italia il mio soggiorno a Roma ha coinciso con gli atti di chiusura delle campagne elettorali dei principali candidati. Così ho deciso di assistere da semplice spettatore agli atti di Walter Veltroni, del Partito Democratico, in Piazza del Popolo, e Silvio Berlusconi, di Forza Italia, davanti al Colosseo.

Il sistema elettorale argentino è molto diverso, a cominciare dal fatto che l’Argentina è una repubblica presidenziale e non c’è carica di Primo Ministro.

Si vota solo di persona e ogni partito politico ha la sua scheda elettorale, che l’elettore sceglie (può tagliarla e votare per diversi partiti in ogni categoria), mette in una busta e dopo nell’urna.

Gli argentini residenti all’estero possono votare, lo stesso giorno delle elezioni, presso le ambasciate o i consolati.

Il voto, in Argentina, è obbligatorio.

È stato il mio turno in molte occasioni, come l’anno scorso, di essere l’autorità del posto di ricezione dei voti, che qui si chiama “Presidente del Tavolo”. E’ una bella attività, bisogna abilitare il tavolo della votazione, ricevere e verificare la documentazione dei cittadini, firmare le buste per le votazioni, controllare che ci siano schede disponibili di tutti i partiti e, alla fine, fare lo spoglio, preparare le documentazioni e consegnarla alle autorità della Giustizia Elettorale. È un compito faticoso, che alla maggior parte delle persone non piace fare, ma che mi dà enormi soddisfazioni.

Ho trascorso gran parte della mia infanzia e adolescenza sotto dittature militari. Quando ho compiuto 18 anni, avevo vissuto 15 sotto dittature, tra cui la peggiore e più sanguinosa, tra il 1976 e il 1983 .

Ecco perché, anche quando provo una grande delusione per molti aspetti dell’idiosincrasia della società argentina e dello stato generale e del funzionamento del paese, apprezzo molto il fatto che la società possa esprimersi democraticamente, e sono onorato del compito di occuparmi delle elezioni.

L’anno prossimo qui ci saranno nuove elezioni, anche se purtroppo l’attuale clima politico non è piacevole, con posizioni molto antagoniste e molta aggressività. Ma, almeno, sarà ancora una volta la società a scegliere liberamente i suoi governanti.

E sarà un’elezione completa. Inizialmente con elezioni primarie per partiti o coalizioni per scegliere i propri candidati.

E poi, alle elezioni politiche, saranno eletti il ​​Presidente (con un secondo turno se il vincitore non raggiunge la maggioranza fissata dalla Costituzione), i governatori provinciali (equivalenti alle regioni italiane), i senatori e i deputati nazionali e provinciali, e sindaci (qui chiamati “intendenti”).

E le autorità elette governeranno il Paese per 4 anni.

È molto comune nel nostro tempo sentirsi disillusi dalla politica, dalla gestione dei governi e dal funzionamento delle istituzioni.

Ma tutti i difetti e le disfunzioni non devono farci perdere di vista il valore supremo di vivere in una democrazia, con le libertà, i diritti e le garanzie che ciò comporta e che mancano a milioni di persone in molte regioni del mondo.

Didascalia foto in ordine:
1. Il mio primo voto italiano.

2/3. Un seggio elettorale in Argentina.

4. Apertura dell’urna per il conteggio.

5. La cosiddetta “camera oscura”, dove sono collocate le schede elettorali dei diversi partiti e alleanze.

6. La “Casa Rosada”, palazzo presidenziale a Buenos Aires.

7. Il Congresso Nazionale, sede del parlamento argentino, anche a Buenos Aires.

8. Il Palazzo del Governo della mia provincia, nella mia città La Plata.

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