Sono nata a Montorio Nei frentani,

il 18 Ottobbre 1939…Figlia di Addolorata Di Marco e Antonio Di Michele.(Detti chill da ner) siamo due sorelleGiuseppina (Nenella) ed io Filomena (Memena) abitavamo  bal pa Cavata..

Premetto che di ricordi di infanzia ne ho tanti (Lieti e anche tristi). Era il dopo guerra, noi eravamo una famiglia di contadini, papà si adattava a fare di tutto ma la miseria era abbastanza.

Fù nel 1950 che mio padre parti per il Canada per una vita migliore. Ma erano tempi duri anche qui. Però devo dire che quando mio padre trovò lavoro sulle ferrovie e  cominciò a mandarci qualche dollaro, cominciammo a star un pò meglio anche noi. Mi ricordo che papà ci mandava anche qualche pacco con della stoffa, le caramelle e una volta ci mandò 4 paia di calze di nylon quelli con la riga dietro ma io e mia sorella confesso la verità non ce li sapevamo neanche mettere quella caspita di linea non voleva andare dritta. Ma poco dopo si sono  anche strappate ahahahha . Ecco cari amici con questo mio scritto voglio raccontarvi un pò i ricordi

più belli e più significativi sopprattutto alla nuova generazione. Oggi scavando nella memoria facendo un’introspezione, riaffiorano in me tanti ricordi lieti e tristi. Che col passar degli anni  credevo perduti nelle meandri della memoria. I più bei ricordi erano la festa patronale  il Nostro Santo Patrono, San Costanzo, la giostra la banda etc.. ma visto che stiamo nel tempo natalizio vi racconto il ricordo del mio più bel Natale. Era l’anno 1952 papà ci mandava ogni tanto qualche dollaro, si stava un po meglio ma non più di tanto, però quell’anno mamma decise di comprare un pò di stoffa e farci cucire il primo cappottino ce l’ha fatto Beniamino  Vespa, me lo ricordo ancora era grigio a quadrettini con il collo a scialle. Ma che cappotto, era talmente leggero che sembrava più un impermeabile ma era cappotto, poi io avevo bisogno di scarpe nuove e per l’occasione me li fece confezzionare sù misura da Giammattista Pietrantonio, non vi dico che scarpe erano, nere e sembravano quelle degli alpini,  a me sinceramente  non piacevano, ma o quelle o niente, erano buone per l’inverno con  la neve… che poi la punta di quelle scarpe le ho anche bruciate stando vicina al camino. Ma questa é un’altra storia. Comunque la notte di Natale tutto nuovo siamo andate io mia sorella e mamma alla messa di mezzanotte, a quei tempi bisognava andare presto se nò non c’era posto la chiesa era gremita. Si affittavano persino le sedie non ricordo bene se erano 10 o 20 Lire ma quelle solo i ricchi se lo potevano permettere, perciò dovevamo andare presto, mentre mamma  ci teneva il posto io mia sorella e altri bambini andavamo a guardare il presepe che meraviglia era zi  Quesctanz Rencon che lo costruiva  che con la sua maestria creava una magia, c’era lo zampillo dell’acqua, la donna che lavava i panni tutti quei pupazzi,  i pastori a iervlell (Muschio) era una cosa magica vedere quel presepe. Poi a mezzanotte incominciava la Santa messa tutti raccolti con fede, Don Giovanni deponeva u bambniéll (BANBINELLO)nella  capanna e la messa cominciava, ma la cosa che più mi è rimasta in mente, era il Parroco di allora Don Giovanni De Luca, era molto piccolo e aveva sempre un banchetto sotto l’altare  che usava per salirci sopra quando celebrava, a  noi bambini veniva da ridere e mamma ci dava dei bei pizzicotti; quando la messa era terminata tutti i bambini andavamo sull’altare e cantavamo  (Questo canto ce l’avevano insegnato Mena bucci e le signorine De Santis)

Scendete Angioletti scendete quaggiù

intorno al presepe del bimbo Gesù

e l’inno cantate più dolce e più bello

al Bimbo che giace trà il bue e l’asinello

Din don din don din do din dan…

La notte s’accende di mille splendor,

discendono gli angeli e spargono i fior

non punge la paglia al bimbo Divino

sui fiori riposa il biondo capino. (RIT) din don…

Poi Don Giovanni prendeva il bambino e lo portava in processione per la chiesa per farlo baciare al popolo. Mentre si baciava Gesù Bambino, Zi Peppino Selvaggio suonava e cantava tu scendi dalle stelle e tutti cantavamo  perché ancora non c’era la corale, quella fu fatta l’anno dopo quando è arrivato Don Salvatore Mucci  di Montelongo ma non ricordo bene, ed era formata da soli uomini. Finita la celebrazione si ritornava a casa tutti contenti. Mi ricordo che quell’anno hanno fatto il primo albero di Natale nelle scuole in quel vicolo  che credo fosse Via Annunziata. Il pomeriggio del giorno di Natale tutti i bambini andavamo lì, che bello vedere tutte quelle luci scintillanti, era una meraviglia  si giocava per vincere qualche piccolo torroncino oppure qualche mandarino, mamma ci dava solo 10 lire,  di soldi  non ce n’erano  ma quasi tutti vincevamo il torroncino. Ed è stato un bel Natale. Fu nel 1956 che papà ci fece l’atto di richiamo  dicendo che là era meglio di Montorio, si lavorava nelle fattorie vestiti da donne da uomini etc, e cosi il 13 Dicembre partimmo da Montorio ed è quello il ricordo più straziante, quando alle 8 di mattina tutti i bagagli che erano costituiti da un baule, quella valigia di cartone e la balla, era una stoffa cucita come un sacco e ci si mettevano quei 4 stracci le cose più necessarie. La corriera che veniva da Montelongo  si fermò in quella curva, c’era tutto il vicinato che venne a salutarci, io gridavo come una forsennata che non volevo partire Mirko disse: figliò a vuò finì vai na Merica e piangi cosi? Erano veramente lacrime amare, chi non l’ha vissuto non può capire. Cosi salimmo sulla corriera ci portò a Larino li prendemmo il treno per Napoli, arrivati al porto di Napoli c’éra la nave Saturnia, ci imbarcammo, furono  12 giorni sulla nave di viaggio, che non sto a raccontare era  il primo Natale fuori della Patria e dal mio caro Montorio, l’ho passato sulla nave con un mal di stomaco ed altro. Quando siamo scesi prendemmo il treno da Halifax per Montreal. Quel viaggio non finiva mai, quando siamo arrivati  a casa c’éra tanta di quella neve i vetri tutti ghiacciati, la casetta che papà aveva affittato era carina avevamo il bagno, la radio, la televisione e il frigorifero pieno di ogni ben di Dio. Ma io e mia sorella piangevamo tutti i giorni che volevamo ritornare a casa. Ma poi man mano ci siamo ambientate, abbiamo conosciuto altre ragazze italiane e siamo diventate amiche. E il primo Natale qui era molto diverso  da Montorio, tutta la città illuminata, dai negozi si sentiva suonare canti di Natale era tutta un’altra realtà era il Natale  commerciale,  non quello di fede, pensando al mistero della della nascita di Gesù che si faceva uomo per salvare noi. Poi icominciammo a lavorare, era duro però si vedevano un pò di soldi. Dopo 6 anni di permanenza il 24 Giugno 1961 incontrai mio marito Carlo che lavorava come barbiere insieme a mio cognato Federico Petti. Quattro mesi dopo ci siamo sposati abbiamo fatto una bella festicciola  e siamo andati anche in viaggio di nozze a Niagara Falls e negli Stati Uniti, a quei tempi non tutti potevano andare in viaggio di nozze.

Poi il Signore ci ha benedetti con una bella famiglia che oggi sono la nostra gioia. Il Natale qui a casa mia con tutta la famiglia era gioia e allegria, si andava a messa, io cantavo e Carlo con i bimbi nei banchi. Si tornava a casa e prima di mangiare ci si doveva fare il segno della croce e dire la preghiera  poi si mangiava ogni ben di Dio, preparato da me con tanto amore, anche se ero stanca non mi pesava perché vedevo la mia famiglia riunita dopo tanti sacrifici siamo stati ricompensati . Il giorno di Capodanno prima del pranzo grandi e piccoli tutti seduti a tavola io e Carlo li abbiamo sempre benedetti, quest’anno il Santo Natale andiamo tutti alla residenza dove stà Carlo ho riservato già lui non sa niente, portiamo noi il pranzo  e stiamo anche nel dolore insieme. Ecco cari amici questo è un pò il riassunto della mia storia, ma ci vorrebbe un libro intero per raccontarla tutta , forse un giorno se Dio vorrà… Io con la mia famiglia auguro a tutti voi amici paesani a chi conosco e chi no, vi auguro un Santo Natale  pieno di Gioia, Pace, Serenità, Amore fraterno e soprttutto tanta salute, che tutti i vostri sogni si avverino con un felice e prospero anno nuovo. Un saluto speciale agli anziani, agli ammalati e un bacio a tutti i bambini. Vi prendo tutti in un un’unico abbraccio e vi dico vi voglio bene indistintamente. Grazie Aurora di questo invito che mi hai fatto per  scrivere qualcosa di me anche se con qualche  errore.

Queste righe le ho scritte con l’inchiostro del cuore. Buon Natale, a Tutti

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